
INFORMAUTISMO N° 15 - ANNO 2006, settembre-dicembre
Editoriale: Bullismo fa rima con autismo ?(di Donata Vivanti)
Bullismo fa rima con autismo?
I fatti sono ben noti: un gruppo di
odiosi bulletti di periferia minaccia e
malmena un compagno di scuola disabile, in classe, nel divertimento o quanto
meno
nell'indifferenza dei compagni.
Non basta: lo "scherzo" e' troppo divertente e ben riuscito
per tenerselo per se',
cosi' la bravata viene immortalata su un video e diffusa
via Internet. Cosi' anche gli altri potranno farsi quattro
risate su terrore e l'umiliazione della vittima.
Il bullismo a scuola nei confronti dei piu' deboili, siano essi compagni disabili o semplicemente piu' vulnerabili, magari semplicemente perche' educati ad aborrire la
violenza e la sopraffazione, non e' certamente una
novita': data da alcuni anni fa lo studio condotto sul fenomeno dal World Program
for Mental Health, che produsse un rapporto, al quale contribuimmo gia' allora
segnalando la particolare vulnerabilita' degli alunni
disabili, ed in particolare di quelli con disabilita'
intellettiva. Un rapporto a quanto pare mai diffuso o
addirittura ignorato dalle nostre autorita' scolastiche, che
dal bullismo si ritenevano immuni, contro ogni evidenza.
Ci voleva l'odioso episodio della scuola di Milano per
ricordarlo, anche se, dopo il solito coro di voci indignate, di come sia andata
a finire la vicenda non si sa nulla. Non si sa se i responsabili siano stati
puniti con la sospensione, perche' gia' i loro genitori vi si
ribellavano, come se perdere un anno di scuola fosse una pena eccessiva in confronto
ad una "ragazzata".
Perche' una disabilita' intellettiva fa di una persona un
oggetto di scherno: non e' forse vero che gli insulti che
si possono dire e anche scrivere senza essere accusati
di volgarita' ("cretino" "ědeficiente") derivano
da antiche diagnosi di menomazioni psichiche?
Come al solito, le voci a giustificazione dei piccoli teppisti non sono mancate, cosi' come non si sono fatti attendere il gioco dello
scaricabarile (colpevole e' la scuola, la televisione, la societa', tutti noi,
che equivale a dire che nessuno e' colpevole) e la fiera delle banalita', del genere "bisogna prevenire, non punire", anche se nessuno sembra
sapere con chiarezza in che cosa questa prevenzione dovrebbe consistere.
Invece i
colpevoli ci sono, sono ragazzi abbastanza maturi per
usare con disinvoltura strumenti tecnologici, ma non per
distinguere lo scherzo dall'abuso, il cameratismo
dall'omerta', l'allegria dalla crudelta'.
Perche' una
sospensione? "Mia figlia avrebbe accettato di cuore
di essere assegnata ad un servizio civile, che avrebbe
svolto di buon cuore", pare abbia detto la madre della
ragazza che ha filmato e diffuso via Internet l'episodio.
Quale cuore puo' avere chi trova divertente la
sopraffazione dei piu' deboli? E quale servizio civile puo'
giovarsi di personaggi di tale squallore?
I genitori che
giustificano e difendono sono doppiamente
responsabili, nei confronti della vittima e dei carnefici,
che senza punizione continueranno a credere alla
propria innocenza, senza ne' rimorso ne' riscatto.
Vero e' che la scuola, intesa come singolo istituto
scolastico, ma anche come sistema educativo, ha gravi
responsabilita'. Il concetto stesso di integrazione
scolastica non e' poi quel fiore all'occhiello che l'Italia
millanta. Integrazione infatti significa accettare chiunque
nel proprio ambiente. E' come dire: ti accetto, purche'
tu ti adegui a come sono io, e se non ti adegui, se sei
troppo diverso, allora non tocca a me, ma a qualcun
altro rispondere alle tue necessita'. E visto che sei qui,
la tua diversita' la metto alla berlina, semplicemente
perche' posso farlo impunemente, visto che tu non sei
capace ne' di ribellarti ne' di raccontarlo.
I cittadini disabili non hanno bisogno di integrazione, ma
di inclusione, cioe' di essere accolti nella collettivita' per
mezzo di azioni di discriminazione positiva, ovvero di
tutti gli adattamenti necessari a garantire loro pari opportunita'. La nostra scuola e' ben lungi dall'essere in
grado di realizzare l'inclusione dei disabili intellettivi, e
particolarmente degli alunni con autismo, che
richiedono strategie díinsegnamento specifiche e solide
competenze pedagogiche da parte degli insegnanti.
Ma
gli insegnanti queste competenze non le hanno, cosi'
come non hanno strumenti per affrontare e gestire il
bullismo a scuola.
I maldestri tentativi di integrazione
dei disabili intellettivi basati sullí'mprovvisazione e sulla
faciloneria denunciano una mancanza di rispetto che gli
altri alunni ben presto imparano e mettono in atto, e
rischiano di mettere in discussione il diritto all'inclusione
delle persone disabili.
Tuttavia non bisogna dimenticare che in un ambiente
segregante, come le scuole speciali, le persone piu'
vulnerabili sono ancor piu' esposte agli abusi, per la
semplice e triste ragione che e' possibile esercitarli
impunemente e senza testimoni nei confronti di chi non
sara' mai in grado di denunciarli.
Ne' l'integrazione ne' la
segregazione potranno mai proteggere i nostri figli con
autismo dagli abusi, ma solo una cultura diversa, ispirata al diritto ed al
rispetto di ogni essere umano.
© Autismo Italia onlus